La vita nella Valle

M. lì tra i monti ci starebbe anche dopo, quando sarà arrivata sua moglie e finalmente potranno iniziare a costruire il futuro che stanno aspettando da molto, quelle montagne le sente “casa” e i lavori di quelle parti non sono così lontani da quelli che ha visto fare mentre cresceva.

“Quali animali ci sono qui?” è una delle prime domande che ricordo da parte di M. , fatta durante uno dei tanti viaggi su e giù per la valle stura. Non abbiamo parole per raccontarci quali animali è normale per noi vedere qui e quali invece si trovano in Etiopia, ma fermiamo la macchina e guardiamo qualche foto. “mi piacerebbe fare il pastore”…sembra quasi un lavoro di quelli che metti solo nel presepe invece M. lo racconta come una attività normalissima; perché lui ha già lavorato con gli animali, ha imparato che sono vita e lui quel lavoro può farlo, anche qui in Italia dove non si sente mai dire che qualcuno vuole fare il pastore.

“parla in italiano”: lavorando nei centri accoglienza abbiamo incontrato tanti ragazzi con lingue diverse, quasi tutti sapevano dire qualcosa in francese, inglese e arabo, e ci capivamo. Per la prima volta sentiamo parlare del popolo e della lingua oromo… M. parla un po’ d’inglese, ma non gli va di usare quella come lingua ponte e quando ci proviamo è lui a ricordarci di usare la nostra lingua… ha scelto di venire in Italia e qui si parla italiano!

ho scelto di venire in Italia e qui si parla italiano!

“Oromo”, mesi e mesi di ricerca di un mediatore oromo, si trova un contatto, ma poi si perde anche quella strada. Sembra ci siano pochi Oromo in Italia… fino a quando alla città dei ragazzi di Cuneo troviamo una missionaria che è stata per molti anni in Etiopia e parla Oromo! è una signora anziana, anche un po’ sorda, ma decisa e buona. Proviamo a fare un incontro con lei, ma M. ride… perché ci sono dialetti differenti nella lingua oromo e questa signora non parla proprio come lui… ma io credo sorridesse perché non si aspettava proprio di trovare un’anziana missionaria di Cuneo che lo capiva e che aveva visto la sua terra.

“che fatica stare in valle”: la montagna è bella, ricorda casa, ci sono dei paesaggi mozzafiato e tanto silenzio. Anche a M. non piace parlare tanto, è una persona essenziale e diretta. Ma stare in valle è difficile, la mentalità è chiusa, non c’è lavoro, i giovani vanno via, i tempi sono lunghissimi e non ci sono nemmeno molti modi per spostarsi. M. ha provato il lavoro del margaro, ma è andato male. Poi un giorno di prova in un ristorante di Festiona, ma non va in porto. Poi c’è stato il lavoro con la cooperativa Germinale, all’aperto e molto vario. L’estate vola e finalmente si esce, si guadagna anche. Però finisce la stagione e si torna a stare a casa tutto il giorno, tutti i giorni. Poi si prova la strada dell’allevamento di capre per fare i formaggi, ma dopo qualche giorno di prova il datore ha delle difficoltà personali e bisogna di nuovo cercare altre possibilità.

Allora si parla con una signora che ha una locanda/rifugio, ma M. non è convinto e arriva pure il covid a complicare le cose. Stare in Valle non è facile, perchè è brutto da dire ma sembra che sia la valle a non volerti, anche se ce la metti tutta. Ma intanto M. aspetta con fiducia che sua moglie lo raggiunga e studia per Conseguire la patente di guida, perché anche quello è un modo di sopravvivere in Valle…. che fatica, ma soprattutto tanta ammirazione per la forza interiore di M.

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